Offerta formativa in Accademia

Il triennio in Accademia prevede un piano interdisciplinare strutturato, finalizzato al conseguimento del Diploma equipollente alla laurea, per formare attori preparati alla scena contemporanea.
L'Accademia Internazionale di Teatro, definisce, per l’A.A. 2025/26, il seguente programma di studi:

Il primo anno getta le basi del percorso attoriale attraverso lo studio di voce, corpo e presenza scenica. Il lavoro si articola tra l'analisi dei personaggi, il coro, la narrazione, la recitazione cinematografica, i monologhi tragici, fondendo tecnica e verità scenica.

Scopri le materie di studio

Tecniche della Recitazione I

    La Tragedia Antica
  • Maschera neutra- Il coro
  • Monologo tragico - Miti e Rituali
  • Tecniche narrative
  • Racconti orientali e occidentali
  • Affabulazione - Narratore/mimatore
  • Studio del personaggio:
  • Antropologia del gesto - Gli archetipi
  • Lecoq / Stanislavskij
  • Dramma moderno:
  • Recitazione poetica - Cinema e teatro
  • Recitazione Cinematografica / Acting
  • Azione drammatica e arco narrativo
  • Stanislavskij-Strasberg
  • Tecniche dell’improvvisazione I
  • Decomposizione del gesto
  • Il linguaggio non verbale
  • Ortoepia della lingua italiana
  • Pronuncia - Dizione - Ortoepia
  • Esercitazioni tecniche di lettura
  • Prosodia - Intenzioni
  • Lettura all’impronta - Sottotesto

    Tecniche di emissione I

  • Fono-articolazione e risuonatori
  • Altezza tonale - accento - ritmo
  • Recitazione in versi I

  • Le leggi metriche - Volume
  • Il suono della parola evocativa
  • Musica e Canto I

  • Solfeggio e lettura dello spartito
  • Intonazione, fondamenti di canto
  • Training fisico I

  • Analisi del movimento
  • Tecniche di rilassamento - Yoga
  • Elementi di danza I
  • Relazione corpo e spazio
  • Punti di inizio e cadute - Floorwork
  • Mimo e Pantomima
  • Manipolazione e punto fisso - Decroux
  • Pantomima accelerata - fumettistica
  • Trucco e Costume
  • Teatrale e cinematografico
  • Storia del Teatro I
  • dalla tragedia greca al teatro medievale.

Parallelamente al lavoro su cinema e Tv, il secondo anno si apre con lo studio della Commedia dell’Arte e del Buffone medievale, sino a raggiungere la complessità dei caratteri di Molière e la tensione poetica delle opere di Shakespeare, concludendo con un attento lavoro sui meccanismi della comicità.

Scopri le materie di studio

Tecniche della Recitazione II

    La Commedia dell'Arte
  • La Commedia all'improvviso - Lazzi
  • Le Semimaschere - Trame e canovacci
  • Molière / Goldoni
  • Archetipi e satira di costume
  • Dal canovaccio al testo
  • Comicità - Ironia
  • Meccanismi - Disfunzioni - La “gag”
  • Timing - La coppia comica
  • Shakespeare
  • Tragedie e Commedie
  • Analisi del testo – Monologhi, Dialoghi
  • Recitazione Cinematografica / Acting II
  • TV - Web - Serialità
  • Training, personaggi e riprese cine/tv
  • Tecniche dell’improvvisazione II
  • Costruzione collettiva – Il conflitto
  • Tecniche di emissione II
  • Timbro - Estensione - Articolazione
  • Onomatopeica - “Grammelot”
  • Recitazione in versi II

  • Intonazione lirica e evocativa
  • Analisi del modulo metrico

    Recitazione in lingua inglese

  • Drama and Comedy - Set and stage
  • Musica e Canto II

  • Improvvisazioni jazz e vocalese
  • Musical – Recital
  • Training fisico II

  • Ritmo – Equilibrio – Impulso
  • Elementi di danza II

  • Partiture di movimento
  • Orientamento spaziale e combinazioni
  • Acrobatica

  • Capriole, ruote, verticali, rovesciate
  • Tecniche di nouveau cirque
  • Analisi testuale e drammaturgia

  • Composizione e montaggio delle scene
  • Storia del Teatro II

  • Il teatro Elisabettiano
  • Storia del Mimo, Danza e Cinema
  • Organizzazione del settore

  • Diritto d’autore e d’immagine

Nel terzo anno l’attore esplora le poetiche del Novecento e del contemporaneo, dal naturalismo al teatro epico e dell’assurdo, dalla satira al grottesco fino al teatro multimediale. L’interpretazione diventa gesto autoriale, attraversando i grandi drammaturghi del Novecento come Beckett, Ionesco, Brecht e Pinter, in un’indagine sull’identità, il linguaggio e l’azione.

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Tecniche della Recitazione III

    Il '900
  • A. Cechov - H. Ibsen - L. Pirandello
  • G. Lorca - J. Genet - F. Dürrenmatt
  • Avanguardie, Assurdo, ”Nonsense”
  • Dadaismo - Surrealismo - Futurismo
  • J. Cocteau - Artaud - Brecht
  • A. Jarry - S. Beckett - E. Ionesco
  • G. Perec - H. Pinter - R. Queneau
  • Comicità: i Monty Python
  • La Commedia Moderna
  • Comicità di situazione - Metateatro
  • Farsa Inglese: Frayn, Cooney
  • Commedia cinematografica
  • Satira e Parodia nell’attualità
  • Imitazione – Caricatura – Parodia
  • Educazione alla voce

  • Falsetto, gutturale, alterato
  • Automatismi verbali – Assonanze
  • Musica e Canto III

  • Canto corale – Brani di repertorio
  • La consonanza e la dissonanza

    Training fisico III e Coreografie

  • Metodo Feldenkrais
  • Sistemi di composizione
  • Teatro Open Air

  • Teatro di figura - Site-specific
  • Manipolazione con oggetti
  • Storia del Teatro III

  • Il teatro del '900 e le Avanguardie
  • Storia delle teoriche teatrali
  • Organizzazione del settore

  • Project management dello spettacolo
  • Marketing, fundraising
  • Scrittura e Sceneggiatura

  • Adattamenti e scritture originali
  • Tematiche - Struttura - Stile
  • Regia – Direzione scenica

  • Casting e direzione degli attori
  • Tema, linguaggio, struttura

Regolamento

Il corso è caratterizzato da attività didattiche (laboratori, lezioni, seminari), studio individuale e collettivo, e prove/spettacoli.
Ogni allievo è a disposizione per tutte le attività accademiche. Le lezioni si svolgono dal lunedì al venerdì, dalle 5 alle 8 ore al giorno, con orari intensificabili in periodi di produzione. Ogni trimestre si conclude con spettacoli.
La frequenza è obbligatoria (minimo 80%). Assenze ingiustificate o durante prove/spettacoli comportano l’esclusione definitiva.

Scopri il programma di studi – 1° Anno

INTERPRETAZIONE

Accademie di Recitazione MIUR

Le radici del teatro

LA NEUTRALITÁ E LA PRESENZA SCENICA

Il periodo di studio si apre con la ricerca dello “stato neutro”, ovvero uno stato di totale apertura, preparatorio a qualunque successiva applicazione stilistica, che precede ogni azione e che ci pone in una condizione di scoperta in relazione allo spazio che ci circonda e agli altri predisponendoci all’ascolto, alla recettività. L’attore deve prima prendere coscienza della propria postura, dei suoi gesti quotidiani e dei segnali che con questi esprime, per distaccarsi da essi ed andare alla ricerca di una presenza scenica più limpida e versatile.

LA MASCHERA NEUTRA

Nella ricerca dello “stato neutro” è fondamentale lo strumento della maschera neutra o inespressiva. Si tratta di una maschera propedeutica che cancella la mimica facciale. In questo modo l’attenzione è concentrata sul corpo e più precisamente sul tronco, centro della respirazione, motore di ogni sentimento e quindi di ogni movimento. Il primo passo è l’osservazione degli elementi naturali: l’acqua, il fuoco, la terra e l’aria, con l’obiettivo di coglierne le dinamiche intrinseche e trasformarle in respirazione e in movimento astratto. Dalla linea di forza che nasce dal respiro, vengono coinvolti poi solo in un secondo momento gli arti e la testa. Il passo successivo è quello di togliere la maschera facendo intervenire suono, parola e testo operando una trasposizione teatrale. Tale ricerca ha l’obiettivo di portare una recitazione meno stereotipata poiché nata dall’esperienza delle molte sfumature presenti nella gamma dei sentimenti umani e da una potenzialità espressiva più consapevole.

MITI E RITUALI

Approcciando la ricerca di una recitazione naturale ed essenziale, l’attore si confronta con le origini del teatro, ovvero con una rappresentazione simbolica ed evocativa di segni. La ricerca, a questo punto, segue due strade parallele: quella verbale attraverso i miti e quella gestuale attraverso i riti.

Rituale Propiziatorio
All’alba dei tempi, i popoli primitivi credevano nella mistica unione di tutti gli esseri animati e nella forza creatrice che ne scaturiva: dallo sforzo di immedesimazione con la natura nasce lo spirito di imitazione degli animali e l’astrazione catartica delle forze che muovono il mondo che sta alla base delle danze dei rituali e quindi alla base stessa del teatro come rappresentazione evocativa e propiziatoria. Il rituale ha come culmine proprio la creazione e l’esaltazione del Totem, che rappresenta l’unione mistica fra l’animale e l’uomo e che ne evoca la potenza.
I testi propiziatori sono tratti da miti africani, amerindi, asiatici ed indoeuropei.

Rituale Funebre
Le danze funerarie, presenti in tutte le religioni animistiche, avevano lo scopo di proteggere sia il defunto che l’intera tribù dagli spiriti del male. In un legame estatico i vivi aiutavano i trapassati a raggiungere sicuramente gli spiriti degli avi. Nessun rito ha un’essenza tanto “vitalistica” quanto quello funebre: la danza che ne nasce ha una forte base ritmica e tutti i movimenti sono eseguiti con il massimo del vigore per creare una circolarità che evochi l’infinito.
I testi funebri sono tratti da miti africani, amerindi, asiatici ed indoeuropei.

Rituale di Combattimento
Rappresenta il gioco-preparazione della guerra. Le tribù si confrontano in coreografie che allenano il corpo ai rapidi scatti di attacco e difesa e che rappresentano lo scontro con il nemico, nelle sue varie fasi, fino all’augurale epilogo della vittoria e del trionfo. Due cori antagonisti si fronteggiano esorcizzando i violenti aspetti della guerra attraverso l’astrazione della lotta danzata.
I testi di guerra sono tratti da miti africani, amerindi, asiatici ed indoeuropei.

LA TRAGEDIA

La tragedia greca, il primo stile propriamente teatrale affrontato nel 1° anno di corso, è il punto di partenza per rintracciare le dinamiche essenziali che disegnano i conflitti dell’uomo, il dramma del conflittuale rapporto dell’uomo con gli Dei, il destino, la trascendenza.
L’esperienza della tragedia è il riconoscere l’appartenenza dell’uomo ad un passato comune dell’umanità tutta; scoprire quindi cosa significa “essere un coro” all’interno di uno spazio scenico.

Lo spazio scenico tragico
Punto di partenza è la ricerca e il riconoscimento dei livelli spaziali a cui indirizzare e spingere il testo:
- verso l’alto come appello alla divinità, ad esprimere il dramma dell’uomo nel rapporto tra Cielo e Terra
- in apertura frontale verso la città: è l’atteggiamento dell’uomo coraggioso, del condottiero, dell’eroe
- verso terra, a manifestare pietà nei confronti della condizione umana e nell’appello agli Dei degli Inferi.

Il coro greco
Il coro antico, elemento imprescindibile della tragedia greca, svolge diverse funzioni: si fa interprete e giudice della condizione umana, narra la vicenda epica e soprattutto ha il compito di amplificare le tensioni drammatiche del corifeo. Così ad ogni azione del corifeo segue la risposta del coro a rappresentare consenso o conflitto. Il lavoro sulla formazione del coro dà modo di affinare la sensibilità all’ascolto, di avvertirsi come un unico insieme organico in grado di modificare gli equilibri dello spazio scenico e di sperimentare strutture ed immagini corali dal forte impatto simbolico e rappresentativo.

L'eroe, il corifeo, il poeta, l’oratore, il sacerdote
L’azione dell’eroe rappresenta il viaggio dell’uomo verso l’ignoto; questo percorso si divide in più fasi: il distacco, la prova risolutiva e il ritorno per diffondere la conoscenza. Il lavoro sull’interpretazione parte con lo studio della retorica dell’oratore, segue il racconto narrativo del corifeo, lo studio del “verso” affidato al poeta e infine il sacerdote che sperimenta un testo evocativo o premonitore con riferimenti simbolici ai rituali animistici.

Studio dei testi tragici
I monologhi e dialoghi tratti dalle principali tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide, vengono affrontati con un’osmosi tra testo e architettura dello spazio scenico. Il monologo tragico è infatti un momento catartico in cui confluiscono le tensioni ed i conflitti della vicenda narrata. Il lavoro sugli elementi (acqua, terra, fuoco, aria) viene ora applicato alla recitazione del testo.

Spettacolo conclusivo
Sul tema della Tragedia greca si costruisce il primo spettacolo in Accademia. Il mito viene rappresentato dagli attori che mettono in scena il testo, divenendo al tempo stesso eroi, coro, scenografia umana e rituale danzato che amplifica l’azione e la parola degli altri attori recitanti. La trama procede in una serie di quadri scenici giustapposti che dissolvono l’uno nell’altro. Il risultato è un lavoro individuale sul testo epico, che si coniuga ad una potente dimensione corale.

La narrazione – l’affabulazione – "Le Théâtre de la foire"

LA NARRAZIONE

Il Teatro Rinascimentale è l'unione dei generi drammaturgici e delle diverse forme di rappresentazione teatrale. Era manifestato nelle corti, nelle piazze e nelle università in molteplici forme, dalla sacra rappresentazione fino alle commedie colte quattrocentesche rappresentate dagli intellettuali al servizio delle corti. La professionalità dell'attore non era riconosciuta, sebbene la professione esistesse già dal tempo dei giocolieri di piazza e i buffoni di corte, ma si sviluppò dalla metà del XVI secolo fino a tutto il secolo successivo con la Commedia dell'arte. Se da una parte la nascita della commedia rinascimentale permise lo svilupparsi di una forma autonoma di prosa teatrale, dall'altra la tradizione dei giullari e dei guitti non andò perduta, permettendone la perpetrazione grazie ai buffoni di corte e ai mimi. I loro lavori non si ispiravano in alcun modo alla tradizione latina e presentavano dei moduli che in parte confluiranno nella Commedia dell'Arte. Il secondo periodo di studio affronta le diverse forme narrative, dal racconto cavalleresco alle storie orientali, dal narratore/mimatore alle favole della tradizione occidentale.

Il racconto letterario: cortese, sacro e profano
- Cortese cavalleresco
- Lirico della poesia dei trovatori
- Misteri e Sacre rappresentazioni

Caratteristiche del romanzo cavalleresco:
- L’amore ha un ruolo preponderante, assume le forme dell’amor cortese
- Privo di ogni referente storico, tratta materie puramente leggendarie
- Domina un immaginario di tipo fantastico e fiabesco, basato su antiche leggende celtiche.

Struttura:
- Le storie si susseguono all’infinito con uno sviluppo dinamico ricco di colpi di scena
- Uso della rima agile e scorrevole
- Le canzoni di gesta

IL TEATRO DELLA FIERA

Il Teatro della Fiera nasce dalla tradizione orale e popolare delle grandi fiere che, nei secoli XII e XIII, animavano Parigi e i grandi centri abitati europei: nel Medio Evo scompare l’edificio teatrale; proprio per la mancanza di una struttura teatrale, lo spettacolo si svolge in luoghi pubblici, come la chiesa, la piazza e la strada o in luoghi privati come le sale aristocratiche. La ripresa di un’attività economica dopo la caduta dell’Impero Romano, i mercanti e le merci esotiche riportate dai viaggi ora più frequenti, il riaffermarsi di giochi e tornei e la celebrazione di feste sacre o profane, rendono le piazze un luogo di incontro fra la popolazione e una spettacolarità variegata e diffusa. Attori, poeti, saltimbanchi, buffoni di piazza, musici, cantori di gesta, maestri di danze e ciarlatani rendono il tempo della festa un tempo teatrale. I “Forains”, gli attori girovaghi, trasformano la piazza in un palcoscenico “en plein air” per i loro racconti senza tempo. L’evoluzione di questo tipo di narrazione sfocia nel racconto “grandguignolesco” che trasforma le tradizionali fiabe infantili, in cruenti lazzi grotteschi.
Gli allievi si confrontano con questo particolare stile affrontando le varie modalità di racconto.

  • Il narratore
    Introduce i temi della storia leggendaria mirando, attraverso il gusto dell’esagerazione, ad una comicità al tempo stesso ingenua e delirante legata alla “commedia all’improvviso”.
  • Il mimatore
    Mette il testo in relazione all’immagine, così che il racconto diventi una partitura ritmica che scandisce le dissolvenze tra narrazione, dialogo ed ambientazione pantomimica.
  • Il ciarlatano
    Medici, attori, illusionisti mettono in scena il fascino persuasivo dei “venditori” di tutti i tempi, incantando il pubblico con le loro storie sempre in bilico tra finzione e realtà.

Il lavoro sulla maschera neutra viene contaminato dalle arti marziali, dal Thai Chi Chuan e dalla pratica Zen e torna nuovamente a centrare l’attore sul respiro, sul sentire e l’essere che vengono affrontati in questo periodo della didattica con lo studio delle filosofie orientali, dei testi sacri dell’India, del Taoismo e del Tibet. Parallelamente al Teatro della Fiera, si lavorerà quindi su una tipologia di narrazione antitetica a quella della tradizione occidentale: attraverso le favole Zen, dalla parola essenziale e simbolica, le favole Tibetane, in cui il gesto fiorisce barocco, e la spregiudicata comicità delle storie Mongole e Cinesi, ci si avvicinerà al racconto mitico della tradizione orientale.

Tecniche dell'improvvisazione

Nel primo anno getteremo le radici attraverso diversi percorsi che avranno come finalità: l'osservazione e la riscoperta della vita come fenomeno, elevare il livello recitativo ed esplorare la profondità della poesia, delle parole, dei colori, dei suoni. L'obiettivo è la creazione drammatica, la scoperta dei vasti territori espressivi, la geodrammatica. Fare emergere un teatro in cui l'attore sia in gioco per reinventare il teatro senza mai perdere di vista l'essenziale, ovvero le dinamiche della natura e delle relazioni umane, motore del gioco recitativo.

  • Movimento e gestualità
  • Parola e suono
  • Grandi sentimenti e immaginazione

Costruzione antropologica del personaggio
(teatrale)

LE MASCHERE DI BASILEA

Il lavoro di studio e costruzione dei personaggi viene preceduto da un periodo di ricerca preliminare sulle “zone del silenzio”, in cui il respiro porta il sentimento e rende il corpo parlante. Strumento di questa ricerca sono le maschere del Carnevale di Basilea, dette larvali: maschere dall’aspetto non del tutto definito nelle quali l’espressione del viso si modella secondo il movimento e la respirazione impartita dall’attore, con un effetto generale di dilatazione dei tempi di reazione che mette in luce l’essenzialità dei sentimenti umani. Gli artigiani di Basilea le suddividono in quattro categorie: gli animali, i folli del paese, gli estroversi in espansione, gli introversi in contrazione.
A livello propedeutico queste maschere spingono l'attore alla ricerca del "silenzio parlante" e soprattutto alla decomposizione dei tempi di "azione-reazione" del personaggio.

ANTROPOLOGIA DEL GESTO

Lo studio dei caratteri della commedia umana, parte dall’analisi della vita quotidiana e dall’osservazione del comportamento: gesti, posture, reazioni incontrollate dell’uomo, in particolare quando interagisce con i suoi simili. Grazie al lavoro teorico-pratico sull’analisi socio comportamentale di Desmond Morris, scopriremo che le azioni e le reazioni inconsapevoli parlano un linguaggio spesso molto più rivelatore della parola. Con le improvvisazioni ambientate nei luoghi e nelle situazioni del nostro vivere comune (la stazione, la fermata dell’autobus, l’ascensore, un pranzo, un incontro, un’attesa, etc.), l’attore si allena a spogliarsi dalle reazioni convenzionali e a ricercare, in sé e nel rapporto con gli altri, un’autenticità interpretativa.

PERSONAGGI E CONTROPERSONAGGI

A questo punto, tutto il lavoro preparatorio di osservazione dei personaggi della vita quotidiana e di sperimentazione con le maschere su posture e qualità di respiro che caratterizzano le varie tipologie, si applica nella creazione di un personaggio. In primo luogo il personaggio si caratterizza con dei segni esteriori: la camminata, la musicalità nella parola, il suo modo di reagire e di relazionarsi. Viene poi ricostruito un preciso contesto (ad esempio una conferenza sulla comunicazione o un meeting organizzato da un’agenzia matrimoniale, etc.) nel quale ogni attore abiterà il personaggio prescelto. Questo tipo di improvvisazione metterà a confronto i vari personaggi e ne farà le sfumature psicologiche e fisiche (vezzi, tic, manie). Gli allievi dovranno costruire un’identità ben caratterizzata per il proprio personaggio e, per testarne la credibilità e la definizione, dovranno “indossare” fin da casa il personaggio e farlo vivere nella quotidianità di un mezzo pubblico, di un caffè al bar. Successivamente, l’interazione fra i personaggi viene sottoposta ad una fonte di forte stress emotivo simulando situazioni di emergenza (black out, incendi, incidenti di diversa natura, etc.) o surreali: il panico e lo spirito di sopravvivenza risvegliato, alimenteranno reazioni incontrollate che faranno emergere la natura nascosta di ogni personaggio o il desiderio celato di essere altro da sé: “il contropersonaggio”. Un pavido potrà dimostrare coraggio, un timido sfrontatezza trasformando così la situazione dal quotidiano al surreale. Sulla base di quanto emerso nelle improvvisazioni si potranno creare brevi sceneggiature, più articolate ed organiche.

  • Psicologia, postura e camminata del personaggio, ritmo e musicalità
  • Realismo e allegoria del personaggio
  • Ricerca del contropersonaggio

Questo metodo di lavoro, nella costruzione del personaggio, permette di analizzare attraverso la medesima lente dialoghi e situazioni di letteratura teatrale tratti dalle opere di alcuni autori dei primi anni del ‘900 quali Cechov, Lorca e Pirandello; motivazioni e circostanze date in cui agisce il personaggio sono questa volta fornite dall’autore. L’evoluzione del personaggio è legata alla trama e le sue linee psicologiche e comportamentali si devono evincere in parte dall’analisi del testo e in parte da un personale percorso interpretativo.

  • Credibilità e autenticità interpretativa
  • Studio interpretativo dell’azione e della relazione con l’altro

Costruzione del personaggio: Stanislavskij - Strasberg
(cinematografico)

METODO STANISLAVSKIJ

Dal lavoro dell’attore al lavoro su di sé, il “metodo” del maestro russo Konstantin Stanislavskij parte da due processi fondamentali per la costruzione del personaggio: il “Processo di Personificazione” e il “Processo di Reviviscenza”.
Il “se” e le “circostanze date” pongono l’attore nella condizione creativa del domandarsi come si comporterebbe in quella situazione, esattamente come fa un bimbo nei suoi primi giochi. Nella costante ricerca del “vero”, contrapposto ai cliché della recitazione enfatica, l’attore deve fare appello alla propria “memoria emotiva” per riprovare i sentimenti vissuti e mantenerli vivi fino alla messa in scena e al proprio “training fisico” con cui negli anni plasma il suo corpo come uno strumento flessibile.

METODO STRASBERG

Un ulteriore approccio al lavoro sulla costruzione del personaggio è dato dallo studio del metodo di Lee Strasberg, che ha sviluppato in America un sistema di lavoro partendo da alcuni elementi della pedagogia teatrale di Kostantin Stanislavskij, concentrandosi prevalentemente sull’uso della memoria emotiva. L’attore si libera dalla finzione se non imita, ma diventa il personaggio da rappresentare, in una sorta di immedesimazione. Il training in questo caso è emotivo e, partendo da un’analisi psicologica e comportamentale del personaggio, l’allievo viene portato ad assumerne l’identità più intima. L’obiettivo è scoprire le motivazioni, la personalità, i sentimenti del personaggio sulla base dei propri, conoscere il suo corpo, le sue emozioni, le sue reazioni profonde. Le improvvisazioni si basano sull’interpretazione di situazioni emotivamente analoghe a quelle contenute nel testo, ma senza il sostegno delle battute. Gli esercizi di memoria affettiva, consistono invece nel rivivere delle esperienze del proprio passato, in modo da rievocare i sentimenti entrati in gioco in quel dato momento, utilizzandoli poi per creare un personaggio vero e credibile.

  • Il training dell’attore
  • Concentrazione, osservazione, attenzione
  • Analisi psicologica e comportamentale
  • I "se" e le "circostanze date"
  • Esplorazione del personaggio: motivazioni, sentimenti, personalità
  • Memoria emotiva - Memoria affettiva - Memoria sensoriale
  • Personaggio pubblico - Personaggio privato
  • Azione drammatica e arco narrativo
  • Imitazione delle persone attraverso l’osservazione del vero
  • Imitazione degli animali
  • Evoluzione del personaggio dotato di caratteristiche inusuali

Se il metodo Stanislavskij viene utilizzato nell’ambito di una ricerca prettamente teatrale, l’approccio al metodo Strasberg è propedeutico ad un’applicazione maggiormente cinematografica. Infatti, a conclusione del lavoro sul metodo Strasberg, gli allievi si confronteranno con la macchina da presa. Attraverso esercizi di rilassamento, di controllo e dosaggio espressivo, si imparerà a favorire l’occhio ravvicinato dell’obiettivo, in base alla ripresa (campo stretto, primo piano, piano americano). Quindi ci si allenerà ad entrare nel personaggio nel tempo di un ciak, a interpretare un segmento di storia in forma non consequenziale e a ripetere l’azione più volte senza per questo perdere freschezza e credibilità.

  • Ripresa con telecamera del personaggio costruito
  • Organicità e naturalezza
  • Immediatezza dell’azione
  • Interpretazione non consequenziale alla storia
  • Ripetizione dell’azione
  • La dinamica del primo piano, piano americano, long shot
  • Tecniche d’audizione cinematografica e televisiva

RECITAZIONE IN CAMERA/ACTING

Si parte dalla visione, dall’analisi e infine si arriva all’interpretazione di scene tratte dal cinema d’autore: Luchino Visconti, Dino Risi, Michelangelo Antonioni, Mario Monicelli, Ettore Scola, Ingmar Bergman, Vittorio De Sica, Jaques Audiard, Berry Levinson, Pedro Almodovar, Eric Rohmer, Ken Loach, Cédric Kaplisc, Patrice Leconte. Inoltre verranno lavorate alcune scene tratte dalla “fiction italiana” di qualità. Il programma prevede poi che gli allievi interpretino le scene assegnate di fronte alla telecamera come un vero e proprio girato allo scopo di impadronirsi della “tecnica recitativa in camera” applicando le regole dello spazio e delle entrate e sperimentando una presenza scenica disinvolta e naturale. Verranno applicati tempi e metodologie di riprese e movimenti scenici cinematografici e televisivi. Inizialmente il lavoro dell’allievo sarà soprattutto emotivo: dalla costruzione di un training personale, all’osservazione ed analisi del personaggio, fino ai dettagli fisici. Poi la ricerca coinvolgerà la pulizia e l’essenzialità della battuta e del movimento scenico, senza trascurare i molti dettagli che completano la caratterizzazione del personaggio.
Successivamente si affronta una fase più “tecnica” lavorando sull’unità di base del linguaggio cinematografico: “l’inquadratura”, detta anche “piano”. L’allievo dovrà esercitarsi nelle dinamiche del “campo-controcampo”, “sentire” i movimenti di macchina e saper prendere la luce, sostenere il “primo piano” (inquadratura dalle spalle in su), il “primissimo piano”, (inquadratura della testa e una parte del collo), il “piano americano”, (dalle ginocchia in su) e la “mezza figura”, (inquadratura che coincide con la linea della vita del personaggio) per arrivare infine a utilizzare gli occhi come forma espressiva minimalista e ad entrare a filo macchina.

Dal dramma moderno al “meló” comico

L’ultima fase didattica del primo anno di corso si concentra ora sulla ricerca del sentimento, dal lirismo di un testo poetico al crudo realismo delle ambientazioni di guerra.

IL DRAMMA MODERNO

Il periodo storico che va dall'800 ai nostri giorni, con le sue rivoluzioni, i suoi conflitti, le sue grandi migrazioni è un terreno estremamente fertile su cui esercitare l'interpretazione della vasta gamma dei sentimenti umani.

Recitazione melodrammatica
Rispetto alla tragedia antica, il dramma moderno vive di un diverso respiro, più morbido e sospeso, che modifica la recitazione con un timbro vocale più lirico ed intimista ed un movimento che nasce dal gioco di attrazioni e repulsioni.

Sincerità interpretativa
L’attore intraprende lo studio sulla sincerità interpretativa lavorando sul sentimento, dalla lettura in versi ad una vera e propria ricerca teatrale e poetica sull’emozione: amore, odio, speranza, orgoglio, forza, debolezza e nostalgia; passioni comuni che l’attore esplora dentro di sé, all’interno di ambientazioni drammatiche. Nascono così improvvisazioni specifiche: l’incontro, l’abbandono, il tradimento, la separazione, la nostalgia, il conflitto sociale, la guerra, l’esodo.

I personaggi
I personaggi sono uomini straordinari e comuni a volte sconosciuti, che vanno dalla prima “era industriale” ai giorni nostri: orfane abbandonate, usurai spietati, mercanti di schiavi, marinai, prostitute, soldati e combattenti, amanti straziati, emigranti in cerca di fortuna.
Si uniscono in questa fase di studio diversi percorsi di ricerca affrontati durante l'anno: dal lavoro sul personaggio, all'abilità narrativa, dalla stilizzazione ed astrazione di sentimenti e passioni, alla creazione di una sceneggiatura in grado di utilizzare le tecniche cinematografiche (flash back, dissolvenze, piani sequenza, campo e contro campo) per strutturare un racconto che necessariamente prevede testimonianze frammentarie e salti temporali.

RECITAZIONE IN VERSI

Narrativa, racconti e poesie d’autore
Lo studio della letteratura romantica dall'ottocento ad oggi, le poesie e le opere di narrativa dei grandi autori di questi secoli, da Maupassant a Rimbaud, da Neruda a Eluard, da Apollinaire a Hikmet da Rilke a A'isha Arna'ut, diventeranno la base di partenza del lavoro di elaborazione dei testi e di brevi scritture poetiche da trasporre sulla scena. Lo scopo di questo studio è quello di sviluppare una capacità interpretativa evocativa dei pensieri, delle immagini, dei suoni e dei significati più profondi che ogni singola poesia porta in sé.

IL MELÓ COMICO

Esasperazione del sentimento
Quando la tragicità dei destini umani diviene esasperata, il dramma si trasforma in riso: le stesse storie, gli stessi personaggi visti sotto un'altra lente assumono tratti grotteschi. Così gli allievi scoprono le potenzialità tragicomiche del melodramma e si confrontano con la creazione di brevi sceneggiature con meccanismi farseschi: il “narratore/mimatore”, la “voce off” del narratore in relazione al dialogo muto, il disfunzionamento del meccanismo narrativo, lo scambio dei ruoli, etc.

Dalla Pantomima bianca al "Ragtime"
Partendo dalla recitazione del cinema muto, carica di enfasi mimica, esagerazione dell'espressività facciale coniugata al movimento scenico, arriviamo allo studio della pantomima accelerata e alla sua evoluzione nel mondo dell'immagine. La pantomima è l'arte del racconto silenzioso; utilizza il linguaggio mimico, componendo un vocabolario di significati gestuali che descrivono personaggi, ambienti e sentimenti. La pantomima bianca ottocentesca del Pierrot lunare, introduce lo studio del melodramma poetico.
La sua evoluzione storica, grazie anche alla nascita della fotografia e del cinema muto, spinge verso una forma caricaturale trasformando i personaggi acquosi, in tipi fissi dalla mimica accelerata. Le scritture sceniche in questa fase avranno dunque come referente stilistico il “cinema muto anni '20”: cadute, equivoci, torte in faccia al tempo di “ragtime” (Chaplin, Keaton, fratelli Marx, Stan Laurel e Oliver Hardy).

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INTERPRETAZIONE

Accademie di Recitazione MIUR

Dalla Commedia all'Improvviso a Moliére

LA COMMEDIA DELLl'ARTE

Le maschere della Commedia delll'Arte sono definite “tipi fissi” poiché rappresentano “l’archetipo umano”. In gioco infatti, ci sono i più basilari istinti della natura umana: la sopravvivenza, il cibo, l’amore; così come gli imbrogli: far credere, lusingare, approfittare, fare il doppio gioco.
Dalla nascita della commedia alll'improvviso, alla commedia dell’arte fino alla commedia d’autore, si studierà la parabola di questo genere spregiudicato e vitale che dalla libertà dei canovacci trasformerà la sua carica derisoria sotto le briglie di un testo fissato.

Analisi dei tipi fissi
Il punto di partenza è sempre l’osservazione: questa volta degli animali, delle loro caratteristiche peculiari e dei movimenti. Tale osservazione libera l’approccio interpretativo dal peso psicologico e fa analizzare i personaggi della commedia per ciò che sono, ovvero dei tipi fissi delle tipologie sociali e caratteriali. I canovacci, unica forma letteraria alla base della grande tradizione della commedia all’improvviso, vedono dipanarsi le proprie trame a partire da passioni umane basilari: la fame, l’intrigo amoroso, l’imbroglio, la guerra, che si alternano ad un contrappunto di meccanismi comici ricorrenti quali l’equivoco, il travestimento, lo scambio dei ruoli, il “qui-pro-quo”, il tormentone e la “valanga”, i lazzi istintivi caratteristici di questo genere noto appunto anche come “commedia all’improvviso”.
Le esercitazioni partiranno proprio dai canovacci storici della tradizione per sperimentare, attraverso queste improvvisazioni, quanto arduo sia il gioco di saper rendere istintivo e naturale ciò che è invece frutto di un complesso, sensibile e a lungo esercitato, lavoro dell’attore.

Personaggi e canovacci
Capitan Spaventa (F. Andreini); Rodomontadas e Zanni Spagnolo (L. Franciosini); Zan Panza de Pegora (alias Simon Comico Geloso); il Dottor Graziano e Pgnaton (G. C. Croce); Dottor Napoletano (A. Soldano); l’Innamorata (I. Andreini), l’Innamorato (D. Bruni) e inoltre: da Il Teatro delle Favole Rappresentative di Flaminio Scala: Li duo vecchigemelli; La fortuna di Flavio; La fortunata Isabella; Le burle d’Isabella; Flavio tradito; Li tragici successi; La gelosa Isabella; Isabella astrologa; Gli avvenimenti comici, pastorali e tragici.

Approccio alle maschere: posture, camminate, stilizzazioni
Arlecchino, Colombina, Pantalone, Capitano, Dottore, Pulcinella, Infarinato, Pedrolino, etc.

La satira nelle opere di Molière

MOLIÈRE

Molière riprende i temi dei canovacci della Commedia dell’Arte fissandoli però in un testo scritto e adattandoli alla propria contemporaneità, trasformando così i lazzi in satira di costume. Ma la sua immensa capacità è stata quella di saper insinuare il riso e la beffa non solo nell’azione agitata di un meccanismo comico, ma anche nelle pieghe più sottili dell’umanità, nelle sue piccolezze, nelle sue manie. Se inizialmente, infatti, utilizza per i suoi personaggi l’ingenuità psicologica delle maschere prese in prestito dalla Commedia dell’Arte tradizionale, da “Le Précieuses ridicules” in poi inizia a delineare maggiormente i caratteri comici, determinati da una contraddizione interiore, da una finzione di vanità, da un errore iniziale e con sguardo lucido e distaccato riesce a mostrare al pubblico le contraddizioni interne tanto alla classe borghese quanto a quella ecclesiastica e medica. Ancora una volta gli allievi si eserciteranno su monologhi, dialoghi e soliloqui, tratti dalle opere prescelte.
Negli anni sono state rappresentate in teatro diverse opere: “Il malato immaginario”, “L’Avaro”, “Le preziose ridicole”, “Il Tartufo”, “Monsieur de Pourceaugnac”, “La scuola delle mogli”, “ Il Don Giovanni”; così come una messinscena di un’interessante biografia romanzata di M. Bulgakov: “Vita del Signor De Molière”.

  • Molière e gli “archetipi” umani
  • Stile recitativo non convenzionale
  • Naturalezza realistica interpretativa
  • Linguaggio raffinato e popolare
  • Mescolanza di toni e registri
  • Il lazzo fissato dal testo

LA FARSA

La farsa è un genere trasversale che nasce all’interno del teatro profano medievale, contamina la tradizione popolare del “teatro della fiera” e della commedia dell’arte, per diventare una forma di sceneggiatura riconoscibile in molte commedie d’autore. La ritroviamo infatti in Shakespeare (La commedia degli errori, Misura per misura, etc.) e naturalmente in Molière. È un genere che si è mantenuto attivo e vitale fino ai nostri giorni, in particolare nella tradizione inglese, come dimostra l’esilarante commedia farsesca di Micheal Frayn “Noises Off”.
La farsa è un’opera compiuta legata ad una comicità di situazione anziché di battuta; la trama, ricca di equivoci, si apre costantemente a parentesi lazzistiche e meccanismi comici ricorrenti, concludendo con la rivelazione dell’equivoco e il conseguente capovolgimento della situazione di partenza. Nel susseguirsi delle scene i personaggi sono sempre alla ricerca di un equilibrio, causa, spesso indiretta, dello squilibrio della scena successiva. Il testo farsesco è una complessa partitura musicale che, legandosi al ritmo delle camminate e delle “entrate” ed “uscite” di scena, compone una struttura dei quadri scenici finemente articolata. Gli allievi lavoreranno diversi brani farseschi, esercitandosi a gestire serrate partiture di testo, a mantenere la leggerezza dell’improvvisazione all’interno di un testo fissato e ad alimentare una sensibilità alla scena sapendo cogliere i nuovi spunti lazzistici che nascono ad ogni replica.

  • Personaggi tipizzati: coppie infedeli o ostacolate, corrotti, ingenui, doppiogiochisti, imbroglioni
  • Intrigo della trama, equivoci, travestimenti
  • Il testo come partitura che scandisce la musicalità del disegno scenico
  • Lazzi e meccanismi comici ricorrenti
  • Comicità d’azione, comicità di situazione, i tormentoni
  • Accelerazione incalzante delle “entrate” e delle “uscite” di scena
  • Ribaltamento esilarante della situazione finale

Shakespeare teatro e cinema

Attraverso le opere di Shakespeare inizia un lavoro approfondito sulla recitazione del testo: dallo studio di elementi del teatro di prosa, fino ad interpretazioni in chiave allegorica, o ad asciutte letture cinematografiche. Monologhi, dialoghi e “scene”, verranno di volta in volta utilizzati per sperimentare diversi tracciati interpretativi e metaforici che non rinunciano all’ironia o all’umorismo delle situazioni.

ANALISI DEL TESTO

La "causa-effetto"
Punto di partenza per lo studio della recitazione “in primo grado” ovvero naturalistica, parte dall’analisi del testo volta alla ricerca del percorso dei sentimenti dei diversi personaggi. Le azioni dei protagonisti sono infatti sempre mosse da un meccanismo di causa – effetto e dal repentino passaggio da un sentimento all’altro che coincide solitamente con l’apice drammatico della scena.

Scena e controscena
Quindi analizzeremo da un lato l’azione del personaggio attivo: “la scena”, che implica la scelta prosodica e timbrica del testo, le pause e il ritmo della parola, la dinamica fisica, lo sguardo, gli impulsi, il respiro. E dall’altro la reazione silenziosa (sguardo, spostamento, impulso, respiro) del personaggio passivo: “il controscena”, che conferisce diversi significati alla “scena” ed è l’indicatore più profondo del rapporto tra i personaggi.

Lo stile interpretativo
Sperimenteremo come reazioni asciutte e sfumate dei personaggi, conducono ad un realismo interpretativo, mentre quelle esasperate, ad una rappresentazione del dramma più metaforica ed evocativa. La frontalità al pubblico riconduce i personaggi a sentimenti universali, mentre l’azione scenica rivolta verso l’altro attore, li spinge ad una relazione più intimista.

LE TRAGEDIE

Solo dopo aver analizzato il testo, si è in grado di sceglierne una chiave interpretativa: da quella naturalistica, data da una recitazione realista di dialoghi e monologhi a quella delicata e musicale della recitazione in versi; da quella drammatica, caratterizzata dal monologo tragico e da un controscena corale a quella caricaturale con toni grotteschi ed ironici. Una volta sperimentata la forma rappresentativa, il nostro interesse si sposta ai temi universali delle opere dell’autore: il rapporto tra l’uomo e il potere; il tradimento e l’inganno; l’ingenuità e l’ipocrisia; il rapporto con il sovrannaturale; la saggezza nella follia; l’ostacolo alla passione o alla sincerità amorosa.

LE COMMEDIE ROMANTICHE E FARSESCHE

L’analisi delle commedie romantiche offre lo spunto per lo studio dell’interpretazione poetica; l’attore è chiamato ad interpretare personaggi dall’animo fragile e tormentato che, attraverso l’uso della metafora, si muovono alla ricerca della verità: verità delle emozioni, verità delle situazioni, verità interpretativa. Affronteremo poi l’altra faccia della commedia romantica, la commedia farsesca, che vede l’introduzione di elementi comici che hanno la funzione di esaltare e deridere al contempo gli aspetti romantici: la comicità in Shakespeare nasce sempre dal ribaltamento di una situazione credibile. I sapienti intrecci alternano il tragico al comico, personaggi lineari a personaggi grotteschi, giocando sul doppio livello di significazione.

IL FOOL

Personaggio chiave nelle opere shakespeariane, il “Fool” è il folle, il buffone, il giullare di corte, l’alter ego del re, il visionario rivelatore di miserie e virtù e saggio conoscitore dell’animo umano. È un personaggio che vive in un’eterna metafora e che richiede un’interpretazione concentrata sul gioco ironico fatto di rapide escursioni e rotture dei sentimenti alternato ad enunciazioni emblematiche e paradossi poetici.

MESSA IN SCENA

Creeremo infine delle rivisitazioni, dove l’eterna attualità delle tematiche è sottolineata dalla contaminazione con ambientazioni moderne. Molte le opere messe in scena negli anni: “Come vi piace”, “Giulietta e Romeo”, “Il Mercante di Venezia”, “La bisbetica domata”, “Amleto”, “La Commedia degli errori”, “La dodicesima notte”, “La Tempesta”, “Le allegre comari di Windsor”, “Otello”, “Macbeth”, “Misura per misura”, “Molto rumore per nulla”, “Re Lear”, “Riccardo III”, “Pene d’amor perdute”, “Sogno di una notte di mezza estate”, “Tito Andronico”, “Giulio Cesare”, "Antonio e Cleopatra".

  • Analisi del testo
  • Percorso di sentimento dei personaggi
  • Motivazioni e circostanze: causa-effetto
  • Azione: scena/reazione: controscena
  • Monologhi e dialoghi
  • Interpretazione in versi, realista, evocativa, allegorica, intimista
  • Interpretazione in lingua inglese
  • Il "fool"
  • Rivisitazione delle opere

SHAKESPEARE E IL CINEMA

La capacità di Shakespeare di evocare i più archetipici e mutevoli sentimenti umani ha reso i suoi personaggi protagonisti di innumerevoli trasposizioni cinematografiche. Inoltre la sua potenza simbolica e metaforica crea equilibrio tra parola e visione, elementi indispensabili alla narrativa cinematografica.
Attraverso lo studio e l’analisi delle più significative versioni cinematografiche e teatrali delle opere shakespeariane si confrontano i mezzi espressivi in funzione dei movimenti di camera, dei tagli narrativi, delle ambientazioni e di conseguenza della tecnica interpretativa.

  • Analisi del testo
  • Costruzione del personaggio
  • Esercitazioni pratiche di immedesimazione
  • Costruzione dell'azione drammatica
  • Tempo - Ritmo - Partitura drammatica
  • Arco narrativo
  • Riproduzioni di scene significative (tentando di evitare i meccanismi imitativi)
  • Ripresa con telecamera
  • Regia e montaggio del girato

Filmografia

  • “Macbeth”, Orson Welles, 1948, con Orson Welles, Jeanette Nolan
  • “Macbeth”, R. Polanski, 1971, con Jon Finch
  • “Othello”, Orson Welles, 1952, con Orson Welles, Suzanne Cloutier
  • “Filming Othello”, Orson Welles, 1978
  • “Romeo e Giulietta”, F. Zeffirelli, 1969, con L. Whiting e O. Hussey
  • “Romeo + Giulietta”, Baz Luhrmann, 1996, con Leonardo di Caprio, Claire Danes
  • “Amleto”, F. Zeffirelli, 1990, con Mel Gibson, Glenn Close
  • “Hamlet”, Kenneth Branagh, 1996, con Kenneth Branagh
  • “Rosencrantz e Guildenstern sono morti”, T. Stoppard, 1990, con G. Oldman, T. Roth
  • “Riccardo III”, Laurence Olivier, 1955, con Laurence Olivier, Pamela Brown
  • “Riccardo III (Looking for Richard)”, Al Pacino, 1996, con Al Pacino, K. Spacey, W. Ryder
  • “Riccardo III” , R. Loncraine , 1995, con I. McKellen, M. Smith, J. Wood, A. Bening
  • “La Dodicesima notte”, Trevor Nunn, 1996, con Ben Kingsley, Nigel Hawthorne

Recitazione e Nuovi Media

Le tecniche interpretative vengono ampliate attraverso una specifica applicazione della recitazione nell’ambito dei nuovi media, che viene modulata per adattarsi al linguaggio radiofonico, o quello cine-televisivo, del doppiaggio e dello speakeraggio; oltre alle possibilità offerte dai format on-line.

  • Recitazione cinematografica
  • Recitazione televisiva
  • Recitazione radiofonica
  • Tecniche di audizione cine-televisiva
  • Tecniche di doppiaggio
  • Tecniche di speakeraggio
  • Recitazione nelle web-series

Recitazione in versi

In teatro, per poter esprimere le intenzioni del personaggio con la maggiore naturalezza possibile è necessario produrre una musicalità. Anche nella vita, quando parliamo produciamo una musicalità. Dire una battuta vuol dire raccontare verosimilmente la musicalità del pensiero, il suo funzionamento, i suoi tempi, i suoi inciampi. Il verso, che si presenta con una griglia di regole molto ferme, è un’opportunità diversa per perfezionare la tecnica. La stessa veridicità di sentimenti viene portata con tecniche analoghe in prosa e in versi. Quanto più il linguaggio dei versi è arcaico e desueto, tanto più sarà stimolante coglierne l’essenza attraverso il ritmo e la melodia. Si lavora su testi di Dante, Cecco Angiolieri, Petrarca, William Shakespeare, Torquato Tasso, Vittorio Alfieri, Ludovico Ariosto fino a Petrolini e alla “gnosi delle fanfole” di Fosco Maraini.

  • Tecniche di recitazione in versi
  • Forme metriche della poesia lirica: il sonetto, l’endecasillabo
  • Forme metriche della poesia narrativa: il canto, le stanze
  • L’origine del sonetto in Europa
  • Poesia Metasemantica

Tecniche dell'improvvisazione

Il percorso di studio nel secondo anno approfondisce le leggi dinamiche del teatro rivolgendosi principalmente alla scrittura, nel senso di una messa in scena di una struttura del gioco. Tre serie di domande guidano la nostra esplorazione geodrammatica. La prima riguarda le "sfide".
Che cosa si mette in gioco della natura umana quando si incontrano i diversi stili teatrali? La seconda si riferisce ai "linguaggi". Quali sono i linguaggi più appropriati per esprimere queste sfide? Infine, la terza si rivolge ai "testi". Quali testi drammatici possono arricchire la scoperta di ogni territorio? In sintesi, la consegna per gli allievi è: "Raccontateci una storia".

  • Tecniche del racconto
  • Affabulazione

Il Teatro Grottesco, il Buffone Medievale e Moderno

I BUFFONI

La composta linearità dell’incedere tragico si frange d’improvviso sui corpi deformi ed intrecciati del branco buffonesco, anch’esso corpo unico, ancor più del coro antico, ma ecco che, al posto del mitico eroe tragico appare un personaggio beffardo ed inquietante: il buffone, potente e lucido dislocatore della realtà. Il buffone che in nulla crede e di tutto ride, così indispensabile a quella stessa società che lo fugge, ci mostra come il male e il bene convivono nella nostra natura, nei gesti del nostro vivere quotidiano. Con uno sguardo che oltrepassa epoche e culture, il buffone si fa specchio delle nostre intemperanze, denunciando l’assurdità, spesso dilagante, dell’ipocrisia umana.

Ambientazioni e riferimenti
Pur risalendo storicamente al buffone delle corti medievali, è in Shakespeare che il“fool” trova la sua connotazione drammatica e metaforica che ci permette di collocare questo personaggio, all’interno del panorama drammaturgico ironico e grottesco. Un’analisi puntuale dell’arte figurativa di Bosch, Bruegel e Goya (Il Peccato originale – Il Grande esodo - Il Giudizio universale - La Caduta degli angeli ribelli - L’Apocalisse – Il Diluvio universale) darà modo all’allievo di cogliere meglio “l’immaginario” di riferimento, mentre l’inferno dantesco e le antiche ambientazioni bibliche, saranno alcuni dei referenti epici e narrativi.
Dalle ambientazioni bibliche e dantesche si passa a quelle medievali e celtiche. La vita e la sua parodica farsa verranno ora danzate da istrioni sapienti, monaci subdoli e sorridenti traditori. Emerge una dura accusa ad una società governata da re buffoni e un’arte della crudeltà e della beffa, anima nera ma sincera dell’umanità: il nuovo referente letterario è M. De Ghelderode con “La scuola dei Buffoni” e “La ballata del Grande Macabro” in cui, spirito fiammingo e favole celtiche si mescolano a magia e misticismo. Gli allievi si muoveranno all’interno delle diverse ambientazioni drammatiche elaborate in classe cercando, giorno dopo giorno, qualità di presenza e spessore interpretativo.

Branco, deformazioni, personaggi, ricerca del costume
I buffoni, esseri deformi dagli enormi ventri, grandi natiche e tortuose gobbe, si muovono in branco, groviglio di corpi e simbolo di viscerale complicità. La sua formazione necessita un lungo periodo di esercitazioni collettive per cogliere l’inquietante andamento ritmico d’insieme, la sua presa dello spazio, le improvvise apparizioni e le fughe divertite. La scelta della propria deformazione, che influenza camminata e psicologia, è il primo passo che l’allievo compie verso la costruzione del proprio personaggio. Segue la realizzazione del costume di scena, attraverso la ricerca di tessuti e vecchie stoffe trattate in modo tale da apparire antiche e logore. Una volta assemblati, i costumi, di grande suggestione scenica, ampliano e modificano i corpi degli attori, calandoli in una dimensione temporale che ricorda il tenebroso fascino del gotico e del suo lusso decadente.

LA PARODIA

Studio delle Parodie
L’esercizio dell’acutezza di osservazione e della sottigliezza di spirito è il terreno preparatorio per la costruzione delle parodie individuali: l’attore inizialmente imita credibilmente personaggi e situazioni; quindi oltrepassa la bonaria caricatura per mostrare pensieri e desideri celati, luoghi comuni e frustrazioni dei personaggi “parodiati”. Gli ipocriti, gli ambiziosi e fanatici, i “buonisti” e i moralisti, divengono i bersagli della pungente comicità parodistica in cui l’apparente ingenuità buffonesca si ribalta repentinamente in evidente denuncia. A livello interpretativo si sperimenta un gioco di veloci ed improvvisi cambi di sguardi e atteggiamenti, di immobilità e fughe, mosse da un sorprendente “ritmo sincopato”.

Il Buffone moderno
Partendo dal buffone medievale, si arriva allo studio del buffone moderno. Il suo spirito derisorio resta immutato e così anche il suo smodato gusto per l’accusa contro i vizi dell’umanità. Il buffone veste ora i panni civili dell’uomo moderno, trasformando la sua deformazione fisica in deformazione psicologica. Ne scaturiscono parodie in chiave contemporanea che, partendo dalla quotidianità, assumono ben presto il taglio pungente della satira buffonesca.

Lo spettacolo
La creazione degli spettacoli buffoneschi è un’operazione formativa e culturale dai molteplici aspetti: gli allievi sono stimolati non solo dal punto di vista interpretativo, ma anche da quello registico, drammaturgico e sociale. I lavori messi in scena sono profondi e originali, di grande attualità e al tempo stesso di lettura universale, in grado di coinvolgere gli allievi e sorprendere il pubblico.

La Comicità e l’Umorismo

IL FENOMENO COMICO

“Far ridere è una cosa seria”. Il tema della comicità viene approfondito al termine del secondo anno di corso con uno studio preparatorio iniziale altamente tecnico che aprirà le porte allo stile che è al contempo il più poetico e il più complesso: il Clown. Il meccanismo che scatena il riso è un fenomeno tutt’altro che improvviso ma che si manifesta solo se si rispettano tempi e reazioni molto precise.
La comicità e l'umorismo, la loro natura e le loro cause, sono sempre state oggetto di riflessione filosofica, pratica e teorica sull'arte. Un giorno un gruppo di attori, registi e autori, discutendo a tale proposito, ha stilato un documento: "le 20 regole universali della comicità" :

  1. Black & White / O è bianco o è nero
  2. R.C.A. Repeating Comic Action / Ripeti l’azione comica
  3. Balance / Bilancia lo spazio scenico
  4. P.O.A. Point of Attention / Attira l’attenzione su un punto per volta
  5. Why? / Perché fai questo?
  6. Motivation / Motiva ogni tua azione
  7. Intention / Chiarisci ogni tua intenzione
  8. Resolution - Conclusion / Trova un buon finale
  9. Frame / Resta nella struttura che ti sei dato
  10. Line from A to B / Vai da A a B
  11. Peripheral Vision / Mantieni la visione d’insieme
  12. Look the audience let them register the gags /
    Guarda il pubblico e dai loro il tempo di registrare le gags
  13. Less is more / Meno è di più
  14. Sliding Dynamics - Climax / Crea il crescendo
  15. Comic Mentality / Pensa Clown
  16. Not what you do, but how you do it / Non importa cosa fai ma come lo fai
  17. Nothing is new / Niente è nuovo
  18. Timing and variable / Tempo e variazione
  19. The A word: Attitude / Credici
  20. The law of three: 3 gags / La regola del 3

Se fino a questo momento gli allievi hanno osservato il mondo e lasciato che esso si riflettesse in loro, in questa fase di studio l’attore cerca la parte più profonda di sé e osserva l’effetto che questa produce sul mondo, cioè il pubblico.
Ci troviamo di fronte ad un tema molto particolare del percorso di studio dell’accademia: il clown.
La ricerca del proprio clown richiede una grande esperienza umana personale, perché il clown non esiste al di fuori dell’attore che lo recita; alla base, la scoperta del proprio lato ridicolo e la trasformazione di una fragilità personale in forza teatrale liberatoria.

La Poetica del Clown solitario
Il clown è e deve essere autentico, sincero, trasparente. Egli reagisce a tutto ciò che accade, vive sempre in uno stato di ipersensibilità, di curiosità, di sorpresa. Le sue intenzioni sono sempre leggibili anche quando cerca di ingannare.
È idealista e pragmatico, sognatore e realista, forte e debole al tempo stesso. Non è mai stereotipato, non cerca il luogo comune né la risata, questa nasce spontanea dall’eterno conflitto tra il suo spirito e la sua logica.

  • La ricerca del proprio clown: il costume, la camminata, il parlato
  • Le entrate solitarie
  • Rapporto con il pubblico
  • “L’esibizione”
  • Il rapporto con gli oggetti
  • Cadute, incidenti, disfunzioni
  • Anomalia, distacco, innocenza

La Coppia Comica
Il gioco clownesco si basa sulla definizione e sulla relazione della coppia comica: Monsieur Loyal o Clown Bianco e Augusto o Clown Rosso. Il primo è il “cattivo”, l’autorità, bello ed elegante che vive alle spalle dell’Augusto, il suo doppio, colui che non capisce le regole del gioco. Insieme formano la costante contraddizione che è l’essenza stessa dell’essere umano.
A volte poi c'è contaminazione, scambio di ruoli. La coppia comica si muove seguendo una ritmica rigida, quasi matematica, che obbliga ad una decomposizione dell’azione-reazione e ad una grande conoscenza delle tecniche verbali e gestuali.

  • Monsieur Loyal e l’Augusto: il rapporto di potere “capo-subalterno”
  • Il fallimento “di pretesa” - il fallimento “d’incidente”
  • Annuncio della prova - esecuzione - smascheramento del trucco - punizione dell’Augusto
  • Scherzo del M. Loyal - riuscita - scherzo dell’Augusto - fallimento - punizione dell’Augusto
  • Combattimenti e duelli
  • Analisi, studio e tempi di rottura della “gag”

IL CLOWN TEATRALE

Una volta trovato il proprio “centro” e sperimentata la forza della “coppia comica”, andremo a mettere in relazione un numero sempre maggiore di personaggi, a partire dal “trio” con le sue rigide gerarchie, che danno vita a molteplici sfumature e situazioni imprevedibili e originali. Anche i temi delle improvvisazioni e della costruzione degli sketch cambieranno, dai temi circensi dell’esibizione, passeremo a quelli dell’audizione, della banda musicale, del metateatro, fino alla vita quotidiana o a contesti più onirici e surreali. Il gioco sarà comunque sempre centrato sull’ingenuità e il fallimento.
Lo spettatore allora, messo in uno stato di superiorità, si commuove e ride, ma inconsciamente egli ride e si commuove di sé. Le improvvisazioni scolastiche andranno successivamente definite e messe in risonanza con il pubblico. Il lavoro del clown è globale: l’attore dovrà inventare le sue entrate, farne la regia, la musica, il costume, vivendo uno stato di costante creatività: senza una grande immaginazione non esistono i clown!

  • Caratteristiche e gioco del proprio clown
  • Apprendere, pensare, agire come un clown
  • Stimolazione del senso di libertà
  • “Il trio comico” e le gerarchie
  • La prova: il numero, il canto, il concorso, l’audizione, l’esame, l’intervista
  • L’imitazione, il racconto, la notizia, l’annuncio
  • La musica: il coro, la banda, l’orchestra
  • La danza, la coreografia, lo sport
  • Il Metateatro: la compagnia teatrale, il tecnico, l’opera, la tragedia, Shakespeare
  • Dio, l’amore, il sesso, la morte
  • La cena, il corteggiamento, il tradimento, il matrimonio, il funerale
  • Situazioni di vita quotidiana
  • Situazioni surreali, assurde
  • Costruzione dello “sketch clownesco”

Recitazione in Lingua Inglese

Il sapere linguistico costruito attraverso la corporeità, la collaborazione con l’altro e il coinvolgimento emotivo di chi deve interpretare una parte in modo credibile, resta radicato e nitido nella memoria dell’attore. Attraverso il “gioco” teatrale guidato da una docente madrelingua, la confidenza con la lingua inglese viene stimolata con lo sviluppo dell’uso della comunicazione mimico-gestuale e musicale, delle potenzialità espressive e comunicative dei linguaggi verbali e non verbali, della memoria uditiva, della capacità di cogliere il significato dell’intonazione (tono di voce, accenti, pause), di sviluppare una lettura espressiva, di esprimersi adottando strategie diverse in funzione dello scopo, di rispettare i turni di parola, di memorizzare gli argomenti trattati, di recitare a memoria i testi drammatizzati. Gli allievi si esercitano nella preparazione di scene e/o monologhi in lingua inglese al fine di essere preparati a sostenere audizioni internazionali e nell’ottica di un sempre maggiore scambio fra professionisti ed artisti europei.

  • Sapere linguistico attraverso la corporeità
  • Comunicazione mimico-gestuale
  • Intonazione in lingua inglese: tono di voce, accenti, pause
  • Lettura espressiva in lingua inglese
  • Drammatizzazione
  • Acting for set and stage

USO DELLA VOCE / TECNICHE DI EMISSIONE

2° Anno

Ognuno possiede una voce in grado di esprimere l'infinita varietà di emozioni, complessità di stati d'animo ma spesso la nostra voce viene falsata da tensioni, pigrizia, timidezza ed emozioni personali che non la rendono libera e disponibile ad esprimere le emozioni e i pensieri del testo o del personaggio. Attraverso le tecniche di respirazione gli allievi imparano a ritornare alla rilassatezza della respirazione involontaria (diaframmatica) e a controllare, modulare e sviluppare le proprie potenzialità vocali per metterle al servizio dell’interpretazione scenica ed esprimere le diverse sfumature del percorso emotivo del personaggio da rappresentare.

  • Tecniche di Respirazione: alle origini del suono
  • Il ritmo della respirazione involontaria
  • Capacità respiratoria: diaframma, intercostali, pavimento pelvico
  • Controllo dell’espirazione: la riserva d’aria
  • Il testo corale, testo in movimento, testo in elemento fuoco, acqua, terra, aria
  • Tecniche per l’attore e interpretazione vocale
  • Comprensione e comunicazione di un testo
  • Interpretazione: intenzione e sottotesto
  • Narrazione - Monologo - Dialogo
  • La Retorica
  • Soliloquio drammatico, umoristico e ironico
  • Ridere - piangere - sussurrare

TRAINING FISICO / ELEMENTI DI DANZA MODERNA E CONTEMPORANEA

2° Anno

Il punto di riferimento fondamentale nella tecnica di danza moderna è l'atto della respirazione. Martha Graham, pioniera dell’evoluzione della danza dal balletto classico alle tecniche contemporanee, considera possibile ottenere un’immediatezza espressiva del gesto solo identificando nel respiro l’impulso motorio centrale. L'esercizio basilare della tecnica Graham per l'allenamento alla danza è il contraction-release, movimento di opposizione di due forze contrarie e complementari che segna il flusso della respirazione. In entrambi i movimenti viene mantenuta una costante tensione dei muscoli del corpo, sono infatti cariche di energia che si muovono fra loro in senso opposto ma dirette dalla forza del medesimo impulso.
Il percorso di studio per il secondo anno è orientato alla scoperta e consapevolezza dei piani e dei fattori di movimento che prendono spunto dallo studio coreutico di Von Laban, e si conclude con uno studio sul movimento che prevede una proposta cinetica collettiva, basata sugli elementi approfonditi durante le precedenti sessioni di lavoro.
Elementi di danza moderna e contemporanea:
· orientamento spaziale e le possibili combinazioni
· mobilità all’interno dei piani spaziali
· fattori di movimento: energia – tempo- spazio
· partiture di movimento

TECNICA GRAHAM

- Respirazione diaframmatica
- Plesso solare
- Contraction / Release
- Rapporto con il suolo
- Studio della spirale, i salti e le cadute
- Torsioni, scatti e inversioni spaziali

ACROBATICA

2° Anno

Fra le discipline corporee applicate alle arti sceniche, uno specifico rilievo hanno le arti marziali e le tecniche acrobatiche. Entrambe svolgono la doppia valenza di training fisico volto alla concentrazione e alla relazione scenica da un lato, e di elemento spettacolare e coreografico a servizio dell’azione scenica.

  • Elementi di Thai Chi Chuan
  • Elementi di Karate
  • I kata
  • Elementi di Capoeira
  • Prese e cadute
  • Capriole, ruote, verticali, rovesciate avanti e indietro
  • Leve, portair e piramidi umane
  • Incidenti acrobatici
  • La vestizione acrobatica
  • Combattimenti acrobatici
  • Cadute acrobatiche con oggetti
  • L'azione quotidiana resa acrobatica
  • Elementi e tecniche di nouveau cirque

DISCIPLINE DELLA MUSICA E CANTO

2° Anno

Il “recitativo” si sviluppa nella musica barocca per dar luogo ad elementi narrativi e dialogici con un accompagnamento semplice, effettuato con pochi strumenti, mentre alle “arie” erano affidati i sentimenti dei personaggi. Su questa giustapposizione si basa tutta la produzione di opera italiana, sia nella produzione buffa che in quella seria. La stessa giustapposizione la ritroviamo, molti anni più tardi, nella partitura dei più celebri Musical teatrali e cinematografici. Un utilizzo particolare della recitazione su partitura musicale è quello elaborato da Bertolt Brecht e Kurt Weill a partire dai recitativi nelle opere di Wagner e dalla tradizione dei lieder tedeschi.

  • Declamazione sillabica
  • Decorso melodico corrispondente alla cadenza della lingua parlata
  • Il “legato”
  • Tecniche di fonazione e recitazione su partitura musicale
  • Recitativi nel repertorio operistico
  • Il Musical
  • Canzoni nel Teatro Epico di Bertolt Brecht

STORIA DEL TEATRO, DEL MIMO E DELLA DANZA

2° Anno

Durante il 2° Anno lo studio della storia del teatro prosegue parallelamente al percorso interpretativo partendo dal teatro medioevale. Gli argomenti trattati saranno dunque: la privazione dell’edificio teatrale e la teatralità diffusa: giullari, farsa e il dramma religioso delle sacre rappresentazioni; lo sfarzo del teatro di corte rinascimentale e la riscoperta degli antichi classici; la nascita delle fraternal compagnie che danno origine alla commedia dell’arte, all’improvviso , e il suo successivo sviluppo nella commedia d’autore con Molière e Goldoni; il ‘600: secolo d’oro teatrale fra Italia, Francia, Spagna e Inghilterra; lo sviluppo teorico della recitazione e della funzione dell’arte teatrale per la società nel ‘700; il teatro borghese e il teatro dell’800: Romanticismo, Simbolismo, Naturalismo e Verismo; il teatro nord europeo che dà vita al teatro moderno: quarta parete, dramma sociale. A cavallo fra ‘800 e ‘900 poi, le innovazioni nel campo della tecnica dell’arte visiva (fotografia, cinematografo) e la nuova centralità dell’io emersa con la ricerca psicoanalitica mettono in crisi il ruolo sociale del teatro e fanno nascere una nuova figura artistica che diverrà poi principale nel XX secolo: il Regista.

  • Il Teatro medievale: misteri, sacre rappresentazioni e giullari. Chrétien de Troyes
  • La Commedia dell'Arte: Flamino Scala, G.B. Andreini
  • Il Teatro del ‘600: Shakespeare e teatro elisabettiano, Molière, Calderon de la Barca, Racine
  • Il Teatro del '700: De Beaumarchais, Goldoni
  • Il Romanticismo: Goethe, Hugo
  • Il Simbolismo: Maeterlinck, Mallarmé, Paul Fort
  • Il Naturalismo ottocentesco e il Verismo: Antoine, Brahm, Verga
  • Il Teatro Moderno - Teatro sociale: Cechov, Ibsen, Strindberg
  • La nascita della Regia teatrale: Giorgio II di Meiningen
  • Il "Teatro totale": Wagner
  • Influenza e commistione tra le diverse arti fra ‘800 e ‘900
  • Evoluzione di un ruolo: Capocomico - Mattatore - Regista - Pedagogo
  • Il Teatro d’Arte
DANZA, MIMO E PHYSICAL THEATRE

Lo studio della teoria del Mimo viene affrontato dall’origine del mimo greco che evolverà nella pantomima romana e medievale, negli intermezzi mimati del ‘600, nel Ballet d’Action di Noverre, fino alle innovazioni dell’epoca moderna: il Simbolismo di E. Decroux e il Mimo Contemporaneo di M. Marceau e J. Lecoq; si affronteranno poi le applicazioni più recenti di questa antichissima tecnica nelle contaminazioni con la danza e con il physical theatre. Di pari passo la Storia della danza parte dalle sue origini ritualistiche che hanno tuttora un’eco nelle danze orientali. L’evoluzione occidentale della danza invece passa per il ruolo sociale dei balli di corte e popolari e per il ruolo cruciale che nell’Ottocento si conquista il balletto classico-accademico; è prendendo le mosse per distanziarsi da questo, che la danza moderna e contemporanea codificheranno poi i propri stilemi: dapprima con la danza libera teorizzata ed applicata da F. Delsarte, L. Fuller, R. St. Denis; poi con la nascita della danza moderna ad opera di I. Duncan e M. Graham. E. J. Dalcroze e R. Von Laban sono i fautori, in Europa, della danza espressionista; mentre in Russia il progetto visionario dell’impresario Djagilev fonda uno dei più importanti esperimenti del ‘900: i Balletti Russi vedono infatti la collaborazione fra l’altissimo tecnicismo dei danzatori del Bolshoi e del Mariinskij (A. Pavlova, M. Fokine, V. Nijinsky) con gli esponenti delle avanguardie pittoriche e musicali europee, da Picasso a Matisse, da Debussy a Satie. È grazie a questi esperimenti di contaminazione che, nel corso del ‘900, hanno potuto aver luogo le esperienze artistiche della Danza Contemporanea: M. Cunningham, collaborando con il compositore J. Cage, ipotizza un’idea di danza anti-psicologica, anti-narrativa; dall’esperimento pedagogico della Scuola Mudra di M. Béjart e dal collettivo Ballet du XXéme siècle da lui ideato, usciranno diversi innovatori della danza e della coreografia: C. Carlson, allieva di Béjart, elabora il suo metodo composizione coreografica attraverso le “improvvisazioni–spettacolo” nate in collaborazione con musicisti (M. Portal, J. Surman, R. Aubry) e danzatori come M. Airaudo, M. Abbondanza e A. Bertoni; un capitolo a se stante e merita il Tanztheater di Pina Bausch che rappresenta una pietra miliare nell’evoluzione della danza contemporanea sempre più orientata alla fusione con le altre discipline artistiche ed acrobatiche.

Scopri il programma di studi – 3° Anno

INTERPRETAZIONE

Accademie di Recitazione MIUR

Il Teatro Moderno e il Teatro del '900

TEATRO DEL '900

Fra la fine dell'800 e l'inizio del '900 si assiste al passaggio dal teatro classico al moderno, ovvero da un teatro di parola a uno incentrato maggiormente sull'azione fisica, sul gesto. La nascita della psicanalisi con Freud apre la pista al lavoro teorico di Stanislavskij, incentrato sull'emozione interpretativa dell'attore. Accanto alle figure classiche del teatro, quella dell'attore e dell'autore, nasce una nuova figura che in breve diverrà centrale: il regista.
Con l'affermarsi delle avanguardie storiche nascono nuove forme di teatro come il "teatro della crudelta" di Artaud, il "teatro epico" di Brecht e, nella seconda meta del secolo, il "teatro dell'assurdo" di Beckett e Ionesco, che modificano radicalmente l'approccio alla messa in scena e determinano una nuova strada per il teatro, gia aperta da autori del calibro di Cocteau, Strindberg, Ibsen e Cechov, senza dimenticare Jarry che con l'"Ubu Roi" rompe gli schemi del teatro borghese.
Analizzeremo le opere e il lavoro dei diversi autori che hanno contribuito a questa evoluzione teatrale.

A. CECHOV

  • L' "azione indiretta"
  • Connotazione del personaggio come strumento "fisso"
  • Importanza del dettaglio psicologico dei personaggi
  • Tensione scenica e ricerca dell'armonia
  • Rapporto tra realismo e simbolismo

H. IBSEN

  • Lo "b curtain"
  • Personaggi costruiti sulla contraddizione tra capacita e ambizione
  • L'inesorabilita del fato
  • L'azione come ricordo interiore svincolato dal presente
  • Impossibilita d'integrazione tra l'artista e la societa in ogni tempo

A. STRINDBERG

  • Il Naturalismo
  • Rottura della simmetria dei dialoghi
  • Molteplicità delle caratteristiche psicologiche dei personaggi
  • Dramma come riflesso di coscienza
  • L' "Intima Teater"

V. MAJAKOVSKIJ

  • Giochi verbali e di immagini
  • L'iperbolismo poetico
  • Arte "funzionale", spoglia di ogni psicologismo estetizzante
  • L' "Autodescrizione"

F. GARCIA LORCA

  • Tema del sogno e dell'evasione
  • Sangue, morte e fecondita
  • Tragedia moderna: il sacrificio
  • Rapporto tra simbolismo e surrealismo
  • Congiunzione tra mito e poesia

L. PIRANDELLO

  • Il "teatro dello specchio"
  • Il teatro nel teatro: scomposizione delle strutture drammatiche
  • Abbattimento della quarta parete
  • Incomunicabilita, solitudine, comunicazione inautentica
  • Differenza tra "comico" e "umorismo"

O. WILDE

  • Dottrina dell'estetica
  • Critica alla societa vittoriana
  • Parola prevalente sull'azione
  • Natura imitatrice dell'Arte
  • L'Aforisma

J. GENET

  • Essere e Apparenza - Immagine e Realtà
  • L'artificio della rappresentazione teatrale
  • Tragedia moderna: vittime e carnefici
  • Bello e sublime nel sordido
  • Azione oggettiva - fantasia soggettiva

F. DURRENMATT

  • Demistificazione del giudizio storico
  • La stilizzazione deformante
  • Senso corposo del reale
  • Manipolazione virtuosa degli strumenti del grottesco
  • Anticonformismo sarcastico e ironico

E. O'NEILL

  • Denuncia della corruzione, disgregazione e alienazione della civilta
  • Fatalismo dominante
  • Espressionismo
  • Il "ciclo mistico"
  • Utilizzo delle teorie freudiane

T. WILLIAMS

  • Il fantasma psicologico
  • Dall'immagine ossessiva alla scrittura teatrale
  • Il grottesco nell'estetica romantica
  • Crisi come verita

A. MILLER

  • Rapporto con la tragedia classica
  • Critica sociale
  • Psicologia e sociologia
  • Morale e redenzione

P.P. PASOLINI

  • Mito del sottoproletariato urbano
  • Dal Teatro di parola al Teatro della realta
  • Poesia, Teatro e Cinema
  • Rifiuto delle tecniche tradizionali

Le Avanguardie storiche

IL TEATRO D'AVANGUARDIA

Espressionismo, Astrattismo, Futurismo, Cubismo, Dadaismo, Surrealismo sono alcune delle correnti artistiche, comunemente denominate "avanguardie", che hanno caratterizzato i primi anni del Novecento. Ci si interroga sul ruolo dell'artista nella societa e si mette in discussione il concetto stesso di arte infrangendo ogni canone del passato in nome di una rivendicata liberta di espressione. Non c'e campo sociologico che non venga investito dall'ondata di rinnovamento delle avanguardie: dalla tecnologia alla politica passando per la cultura.
Al centro della discussione c'e sempre il tema dell'incomunicabilita, figlia di un secolo veloce e crudele che ha sacrificato sull'altare del progresso la propria umanita. Il teatro e stato influenzato in particolar modo dalle correnti del Futurismo e del Surrealismo: gli elementi drammatici, spinti al di la della logica, toccano il senso del mistero e del limite umano.
Partendo da Jarry fino alle opere di Cocteau e Artaud, ci si muove in un gioco di specchi dove la farsa risponde al dramma, la tragedia alla commedia, la realta alla fantasia.
I personaggi sono estremizzati e alternano l'esasperata crudelta con una soffusa ironia. Circostanze illogiche vengono tenute in piedi da testi estremamente lucidi e, di contro, situazioni quotidiane al limite del banale vengono abitate da personaggi e dialoghi totalmente illogici. Ne esce un effetto sorprendente, quasi sovrannaturale.

A. JARRY

  • Azzeramento della dimensione psicologica dei personaggi
  • Riduzione dei processi psicologici esclusivamente egocentrici
  • Rottura dei nessi logici come linguaggio della trama e dell'azione
  • Mescolanza degli stili
  • Disumanizzazione e meccanizzazione burattinesca dei personaggi

J. COCTEAU

  • Interazione fra musica, danza, teatro, pittura, scultura
  • Utilizzo delle prime forme tecnologiche nella drammaturgia
  • Rapporto fra arti plastiche e rappresentazione
  • Elementi dadaisti e surrealisti

A. ARTAUD

  • Il "Teatro della crudelta"
  • Fusione di gesto, movimento, luce e parola
  • Potere evocativo del suono delle parole
  • Creazione di un linguaggio scenico

J. COPEAU

  • Forme teatrali pure
  • L'attore come onesta interpretativa
  • Palcoscenico nudo
  • Spazio, movimento e visione ritmici
  • Tradition de la naissance

IL TEATRO EPICO

Il ruolo che il teatro si ritaglia nella societa moderna e principalmente quello di specchio e monito dell'umanita, non piu luogo di mero divertimento ma propulsore di cambiamenti e di nuove ideologie. Negli anni '30, Brecht elabora un originale teatro epico, teso non a provocare l'emozione, ma a stimolare il ragionamento. Il pubblico non deve immedesimarsi nei personaggi, ma confrontarsi con argomenti che favoriscano un giudizio critico. Per ottenere lo "straniamento", si adotta una recitazione interrotta da riflessioni, commenti, canzoni e cartelli, evitando il coinvolgimento psicologico nei conflitti tra i personaggi.
Questo "raffreddamento" assimila la poetica brechtiana alla "Nuova oggettivita" e alle denunce di Georg Grosz.

B. BRECHT

  • Applicazione dei canoni basilari della drammaturgia epica
  • Rifiuto di una tematica teatrale prestabilita
  • Personaggi presentati nella loro schietta carnalita e fuori da ogni psicologismo
  • Atteggiamento di fredda presentazione e verifica dei fatti trattati
  • Tecnica dello "straniamento"
  • L'opera d'arte globale

TEATRO ED ARTI FIGURATIVE

Dopo un’analisi dei maggiori movimenti artistici del Novecento, dal Realismo all’Espressionismo, dal Futurismo al Surrealismo, lo studio si concentrera sul rapporto fra "arte figurativa" e "arte rappresentativa". Come mettere in scena un quadro? Come ritradurre forme, colori e personaggi? Come rappresentare un ambiente e uno spazio? Quali testi e poesie integrare all’immagine? Quali musiche? Un lavoro di composizione a tutto tondo, alla ricerca di una qualita espressiva di parola e movimento, capace di mettere in scena un’atmosfera, un colore, una luce, dando forma alla pennellata di Van Gogh, ai violetti di Chagall, al tratto di Picasso.
Infine gli allievi presenteranno diverse opere pittoriche, in una sequenza di quadri scenici il cui apice poetico sara il passaggio tra un’immagine e l’altra.

Il Teatro dell'Assurdo

La ricerca sui grandi temi della nostra epoca—incapacita di comunicare, solitudine, alienazione, crudelta— porta a metodologie interpretative diverse, unite da una dimensione poetica irreale che rappresenta il vuoto esistenziale dell'uomo moderno. Eliminato il valore emozionale, il gesto diventa meccanico e, nella ripetizione, assurdo. Libero da convenzioni, anche il linguaggio diventa frammentato, con significati solo sul piano del nonsense.
Dopo improvvisazioni su ambientazioni surreali, gli allievi eserciteranno brani tratti dalle opere delle avanguardie, valorizzando i meccanismi di scrittura e interpretativi caratteristici di ciascun autore.

S. BECKETT

  • L'oggettivazione dell'assurdo
  • Svuotamento del gesto e della parola
  • Personaggi come "antieroi"
  • L'incomunicabilita
  • L'assenza di memoria
  • L'immobilita del tempo
  • Trasformazione del dettaglio in evento attraverso la distorsione temporale

E. IONESCO

  • Rottura tra individuo e realta
  • Il "nonsense"
  • Invasione della follia nel personaggio
  • Passaggio dal burlesco al tragico
  • L'irrealta del reale
  • Il linguaggio banale
  • Dislocazione del linguaggio comune
  • Esprimere il vuoto con parola e gesti

G. PEREC

  • La scrittura vincolata
  • Esercizi di stile
  • Lipogrammi, palindromi, eterogrammi
  • Il Frammento
  • Rilevanza del significante sul significato

R. QUENEAU

  • Creazione basata sull'inconscio, accostamento casuale di oggetti e sogni
  • Elementi combinati secondo calcolo matematico e gioco
  • Predeterminazione degli elementi di un'opera
  • Matematica come fonte di ispirazione letteraria

H. PINTER

  • Le "Commedie di minaccia"
  • Dialoghi tesi, ritmi precisi e silenzi come battute
  • Umorismo come veicolo di angoscia
  • Le "Commedie della memoria"
  • Il Teatro sociale

IL BAUHAUS - SCENOGRAFIE IN MOVIMENTO

Il teatro del Bauhaus nasce con presupposti ideologici dall'idea di Erwin Piscator e Walter Gropius, fondatori del progetto collettivo "Bauhaus" che negli anni '20 e '30 raccoglieva i migliori talenti in design, arti applicate e architettura.
Basandosi sulla similitudine tra arte della costruzione e arte scenica, il teatro del Bauhaus costruisce forme geometriche intorno al corpo dell'attore, in rapporto allo spazio, tramite strutture flessibili, proiezioni e effetti illuminotecnici. Si sperimentera il ruolo drammatico della scenografia, dei materiali e la loro influenza su scena e interpretazione. Gli oggetti, presi e rovesciati, assumono nuova potenzialita espressiva. Il lavoro sull'architettura dello spazio scenico va dalle forme elementari fino alle complesse scenografie in movimento realizzate dagli studenti avanzati.

L'ASSURDO AL CINEMA: I MONTY PYTHON

Come cambia il meccanismo comico del "teatro dell'assurdo" quando l'occhio del pubblico e una telecamera? Cosa cambia nel tempo comico, nella recitazione, nel corpo, nell'espressivita del viso? Come interpretare personaggi senza vera identita psicologica?
Il percorso si concentra sulla differenza tra interpretazione teatrale e cinematografica usando i Monty Python come riferimento. Dopo aver visionato parte della loro filmografia, gli allievi ideeranno e interpreteranno sketch sull'assurdo e il nonsense con un linguaggio cinematografico.

Filmografia dei Monty Python

- E... ora qualcosa di completamente diverso (And Now For Something Completely Different 1971)
- Monty Python e il Sacro Graal (Monty Python and the Holy Grail 1975)
- Brian di Nazareth (Monty Python's Life of Brian 1979)
- Il senso della vita (The Meaning of Life 1983)
- Un pesce di nome Wanda (di Charles Crichton, con Kevin Kline, John Cleese 1988)

Filmografia altra

- Frankenstein Junior (di M. Brooks, con Gene Wilder 1975)
- Hellzapoppin (di Henry C. Potter 1941)

La Commedia Moderna

L'approccio alla "Commedia moderna" consiste nello studio e rielaborazione di opere di autori del teatro contemporaneo.

E. DE FILIPPO

Lo studio delle opere di De Filippo rimanda ai temi e alle tecniche d'improvvisazione della Commedia dell'Arte. Qui il personaggio, persa l'istintiva animalita della maschera, assume una connotazione psicologica. I personaggi di De Filippo sono "tipi fissi" nati dall'osservazione realistica della societa italiana della prima meta del XIX secolo e rappresentano la "tragedia" dell'uomo moderno in conflitto con la societa.

  • Regia come parte integrante del testo
  • Connotazione psicologica dei personaggi "tipo" come modelli esemplari
  • Struttura narrativa classica – Uso del coro
  • Ripresa dei temi e della tecnica d'improvvisazione della Commedia dell'Arte e della Farsa

E. LABICHE

I personaggi di Labiche sono "maschere borghesi", ritratti caricaturali in dinamiche quotidiane. Il personaggio si muove su un doppio piano: tra cio che e e cio che vuole apparire. La comicita nasce dall'intreccio della trama e dal rapporto complice con il pubblico.

  • Comicita di "movimento" in contrapposizione alla comicita di "battuta"
  • Vivacita del personaggio
  • I gusti, i guai, i vizi dello spirito piccolo-borghese
  • Utilizzo delle regole fisse nella comicita

M. FRAYN

Nel teatro di Michael Frayn si ritrovano i meccanismi comici: giochi farseschi, personaggi e contropersonaggi, ripetizione, tormentone, doppio senso della battuta, comicita di situazione, dietro scena, metateatro, assurdo, disfunzione, gag, equivoco, reazioni clown. Per gli allievi, un ottimo banco di prova per le conoscenze acquisite sul teatro comico.

  • Il teatro nel teatro
  • Comicita di "situazione" – Comicita di "ripetizione"
  • Il "dietro scena"
  • Ritmo e musicalita del personaggio/contropersonaggio
  • Il doppio senso della battuta

R. COONEY, P. SHAFFER, N. SIMON, M. HENNEQUIN

Le opere di questi commediografi esemplificano un tipo di comicita basata sulla farsa: scambio di persona, equivoco di situazione, messa in mostra di vizi e difetti della societa attraverso situazioni paradossali e comicita piccante.

  • Riferimento al "Vaudeville"
  • Equivoci e doppi sensi
  • Colpi di scena e situazioni paradossali
  • Scambio di ruolo dei personaggi

COMMEDIA E CINEMA

A conclusione di questo periodo di studio si esplorano le derive cinematografiche della commedia: noir e humor tipicamente inglese, commedia brillante, farsa, grottesco, soffermandosi su sceneggiature e coerenza immedesimativa dei personaggi.
I film scelti sono vicende "corali" con molti personaggi, ognuno con proprie circostanze. Recuperando la tecnica del Metodo Strasberg, gli allievi proporranno versioni originali e personalizzate delle pellicole analizzate, sviluppando interpretazione teatrale e cinematografica.

Filmografia

  • Noir
    - Caccia al ladro (di A. Hitchcock, con Cary Grant 1955)
    - La congiura degli innocenti (di A. Hitchcock, con S. MacLaine 1956)
    - Invito a cena con delitto (di R. Moore, con P. Falk, P. Sellers 1976)
    - Arsenico e vecchi merletti (di F. Capra, con C. Grant, P. Lane 1944)
    - 8 donne e un mistero (di F. Ozon, con C. Deneuve 2002)
  • Grottesco
    - La grande abbuffata (di M. Ferreri, con U. Tognazzi, M. Mastroianni, P. Noiret 1973)
    - L'ultimo Capodanno (di M. Risi, con A. Haber, M. Bellucci, P. Natoli 1998)
    - Parenti serpenti (di Monicelli, con A. Haber, A. Cenci, M. Confalone, P. Panelli 1992)
    - Brutti sporchi e cattivi (di E. Scola, con N. Manfredi 1976)
    - La comunidad (di Álex de la Iglesia, con C. Maura 2000)
    - Festen (di T. Vinterberg 1998)
    - Carnage (di R. Polanski, con J. Foster, K. Winslet e C. Waltz 2011)
  • Commedia brillante/farsa
    - Rumori fuori scena (di P. Bogdanovich, con M. Caine, C. Reed 1992)
    - Funeral Party (di F. Oz, con M. MacFadyen, R. Graves 2007)
    - A piedi nudi nel parco (di G. Saks, con R. Redford, J. Fonda 1967)
    - Le Prénom (di A. de La Patellière e M. Delaporte, con P. Bruel 2012)

Studio del personaggio – Testi comici e drammatici

A questo punto del percorso, acquisite le tecniche recitative e maturate maggiori competenze attoriali, si approfondisce lo studio del personaggio tramite analisi e apprendimento di testi drammatici e comici, prescindendo dallo stile. L’allievo affrontera monologo e dialogo superando il limite stilistico e sperimentando l’unione e l’organicita della materia teatrale. I testi scelti includono: “I Giusti” e “Lo Stato d'assedio” di A. Camus, “La moglie ebrea” di B. Brecht, “Colloquio notturno con un uomo disprezzato” di F. Durrenmatt, “La vita è un sogno” di V. Calderon, “Maria Stuarda” di F. Shiller, “Il messaggio di Jehanne”, “Mozart e l'intendente grigio”, “Nascuntur poetae” e “Venne Orlando alla torre” di T. Wilder, “Un tram chiamato desiderio” di T. Williams, “L’Anniversario” e “L’Amante” di H. Pinter, “Il bell’indifferente” di J. Cocteau, “Piccoli crimini” di E. Schmitt e “Il belvedere” e “Viva la regina” di A. Nicolaj.

La Satira e la Parodia nell'attualita

IL CARTOON E IL FUMETTO

Le tecniche della pantomima bianca si applicano allo studio del Cartoon e del Fumetto, dove l’attore, privo di appiglio verbale, comunica con fotogrammi leggibili e suoni onomatopeici. I supereroi, con spazi trasformati, impulsi vitali e gesto pulito, sono trasposizione futuribile degli eroi tragici e dei "tipi fissi" della tradizione.
Pantomima fumettistica – Il linguaggio dei gesti – Sonorizzazioni onomatopeiche – Tempi della "gag" – Illusione di spazi, oggetti e personaggi – Studio delle caricature – Meccanica del personaggio fumettistico – Deformazioni caricaturali nel parlato.

IL BUFFONE MODERNO E LA PARODIA

Dall’incontro del buffone con l'attualita nasce il buffone moderno: persa la deformazione fisica, assume deformazione mentale e comportamentale. Mimetizzandosi con personaggi noti, ne mostra vizi e intenzioni. Gli allievi eserciteranno l'imitazione credibile di ritmiche del parlato: dal cronista sportivo, al giornalista dei TG, al conduttore di talk show, moda, cucina, fino alle urla delle televendite. Poi studieranno modi di fare, apparire, tic e peculiarita psicologiche dei personaggi pubblici per costruirne una sagace parodia.

LA SATIRA DI COSTUME

Questa fase si basa sull’osservazione sociologica dei nuovi media: messaggi veicolati, manipolazioni subliminali, disfunzionalita sociale. La satira applicata a TV, cronaca, quiz, telenovelas e pubblicita crea una particolare forma di commedia umana.
Nella creazione degli "sketch di situazione" si parte da una tecnica imitativa e dalla decomposizione del movimento per rendere movimenti di camera: "dissolvenza", "replay", "go back", "rallentato", "accelerato", "zoomata", "zapping"; poi, con improvvisazioni e scritture studiate, si aggiunge il gioco satirico mediante meccanismi paradossali, trasformando il palco in schermo delirante e pungente.

USO DELLA VOCE / EDUCAZIONE ALLA VOCE

3° Anno

Questa fase sviluppa la conoscenza dell'identita vocale indirizzata alla teatralita. Si lavorera con il ritmo della respirazione, del gesto della frase, conoscendo leggi che governano il rapporto tra respiro e proiezione della voce nello spazio. Nel terzo anno gli allievi applicano tecniche vocali e fonetiche alle interpretazioni dei testi del teatro dell'Assurdo, basati su linguaggio frammentario e incoerente che richiede virtuosismi vocali. Nelle interpretazioni parodiche e di satira di costume, ci si allena all'analisi e riproduzione di stili particolari e ritmiche del parlato.

TRAINING VOCALE
  • Deformazioni: voci in falsetto, gutturali, alterate
  • Partiture drammatiche sonore: ripetizione ossessiva e circolare del testo
  • Studio dell'Onomatopeica e sonorizzazioni
  • Il linguaggio nell'assurdo: frammentarieta, schizofrenia, incoerenza
  • Rottura e trasformazione del sentimento nel parlato
  • Il parlato nella satira: telecronisti, presentatori, annunciatori, etc.
  • Linguaggio aulico e sboccato
  • Vocaboli inventati, deformati, impropri
  • Automatismi verbali, assonanze, trascinamento delle assonanze

TRAINING FISICO / METODO FELDENKRAIS / COREOGRAFIE

3° Anno

Nel terzo anno il lavoro sul movimento si concretizza su due fronti: l’aspetto creativo compositivo, applicato a diversi linguaggi teatrali con coreografie inserite nelle ambientazioni interpretative (tragico, melò, buffonesco, surrealista, etc.) e il teatrodanza che unisce tecnica, espressivita, improvvisazione e narrazione corporea; dall’altro, l’espressione corporea matura esplora virtuosismi tecnici e mimici, dalla stilizzazione all’astrazione, fino alla riproduzione di effetti speciali video-cinematografici col solo corpo.

COREOGRAFIE

- Tragiche
- Metropolitane
- "Foire"
- Melò
- Buffonesche
- Elisabettiane
- Surrealiste
- Pittoriche
- Teatrodanza

VIRTUOSISMI MIMICI

- Fotogramma
- Moviola
- Zoom
- Rallenty
- Dissolvenza
- Zapping
- Rewind
- Flash Forward
- Flash Back

COMPOSIZIONE

- Sistemi di composizione istantanea
- Macrosistemi improvvisativi
- Composizione consuntiva
- Studio delle traiettorie spaziali
- "Mozioni" dei sentimenti

TEATRODANZA

- Gesto quotidiano e sua astrazione
- Ripetizione di cadenze motorie
- Stilizzazione dei movimenti
- Improvvisazioni voce-movimento
- Floorwork e Partnering

METODO FELDENKRAIS

Il metodo Feldenkrais, ideato dallo scienziato Moshé Feldenkrais, si basa sulla consapevolezza dei propri schemi motori con sequenze di semplici movimenti che coinvolgono tutto il corpo. Attraverso l'ascolto delle sensazioni, gli allievi percepiscono e correggono gli squilibri posturali, sperimentando il "movimento economico" guidato dal peso del corpo e dalla dinamica, migliorando coordinazione e fluidita.

  • Studio della spirale
  • Visualizzazione posturale
  • Motore e sviluppo del movimento
  • Movimento nello spazio
  • Esercizi del Metodo Feldenkrais
  • Percorsi di movimento

DISCIPLINE DELLA MUSICA E CANTO CORALE

3° Anno

Lo studio teorico della musica va dall’antichita alla nascita della polifonia; dalla canzone di gesta dei trovatori alle innovazioni del '400 e '500 che portarono al melodramma e all’opera lirica, fino ai grandi autori Barocco, Classico e Romantico, e alle innovazioni stilistiche del '900. Parallelamente, il canto corale: suddivisione delle voci (soprano, contralto, tenore, basso), tecniche corali e rapporto solista-coro.

CANTO CORALE
  • Formazione delle quattro sezioni corali: soprano, contralto, tenore, basso
  • Esercitazioni corali
  • Canoni e seconda voce
  • Il gospel
  • Rapporto solista-coro

STORIA DELLE TEORICHE TEATRALI

3° Anno

Lo studio della Storia del Teatro Contemporaneo, nel 3° anno, prosegue con le Avanguardie Storiche (futurismo, dadaismo, surrealismo) da cui nascono nuove forme di teatro: teatro della Crudelta di Antonin Artaud, drammaturgia Epica di Bertolt Brecht, teatro dell'Assurdo di Luigi Pirandello, Samuel Beckett e Eugène Ionesco, che modificano l’approccio alla messinscena, strada gia aperta da Jean Cocteau, Robert Musil e Henrik Ibsen. Spicca Alfred Jarry, inventore di Ubu Roi.
Da un lato l'innovazione in Weimar: Brecht, Majakovskij, Piscator e Lorca. Dall'altro, la pedagogia di Stanislavskij e Mejerchol’d, che pone al centro il regista nel Teatro d'Arte di Mosca. Il teatro di parola cede il passo all’azione fisica e si sviluppano metodi sull’immedesimazione (Stanislavskij/Strasberg) e il senso del gioco e dell’ascolto (Jacques Lecoq).
La nascita del cinema e la sua evoluzione, dal cinematografo dei Lumière al cinema di finzione di Méliès, fino alle tecniche digitali, hanno creato sinergia tra arte scenica e nuova forma di rappresentazione.
Negli anni '60 e '70, il teatro si contamina con tradizioni orientali, yoga, arti marziali, discipline spirituali. In Italia, dal secondo dopoguerra, si sviluppa il teatro di regia con Eduardo e Strehler, con la funzione del regista che supera il capocomico, influenzando gruppi come Odin Teatret, Teatro Povero di Grotowski, Living Theatre, Actor's Studio. Il teatro di ricerca e l'open-air nascono dagli esperimenti degli anni '70 e si evolvono fino ad oggi, nutrendosi di contaminazioni e innovazioni tecnologiche dei nuovi media.

  • Il Teatro delle Avanguardie: Jarry, Cocteau, Artaud
  • Il Teatro dell’Assurdo: Ionesco, Beckett, Pirandello
  • Il Teatro Epico e Sociale: Brecht, Boal, Kantor
  • Il Teatro di Regia, pionieri e fondatori: Stanislavskij, Craig, Appia, Copeau, Mejerchol'd
  • Il Teatro di Regia del secondo dopoguerra: De Filippo, Strehler, Visconti, Fassbinder, Durrenmatt
  • Critica teatrale

TEATRO OPEN AIR / MANIPOLAZIONE E RECITAZIONE CON GLI OGGETTI / SCENOGRAFIA E USO DELL'OGGETTO

3° Anno

Con il Teatro Open Air, la rappresentazione si arricchisce di nuovi linguaggi: scenografie in movimento, videoproiezioni e astrazioni. Tecniche espressive creano un linguaggio visivo di forte impatto, capace di dialogare con un pubblico internazionale. Gli spettacoli utilizzano macchinari, oggetti in movimento, fuochi d'artificio, giochi d’acqua, musica dal vivo e video. Il video si fonde con drammaturgie nate da sperimentazione e ricerca: cinema, danza, nanodanza, performance, teatro di Figura (burattini, marionette, pupazzi, ombre) e Teatro Nero. Una polifonia di campi artistici narrati in parallelo che offrono versatilita creativa.

  • Scrittura
  • Costruzione scenica
  • Costruzione manichini, marionette, pupazzi
  • Manipolazione e micromanipolazione
  • Sperimentazione materiali (tessuti, oggetti da riciclo, vegetali, etc.)
  • Site specific

Componente fondamentale e il rapporto fra attore, spazio scenico (bi o tridimensionale, realistico, simbolico, astratto) e oggetti presenti. Questo rapporto costruisce le scene che caratterizzano lo stile della regia. Partendo dalla conoscenza delle strutture teatrali, l’ambientazione immaginata dal regista contesta la messa in scena, determinando, tramite l’impatto visivo, il messaggio critico o ironico, l’aderenza a rappresentazione filologica o a poetica immaginifica. L’uso degli oggetti di scena e la loro manipolazione esprimono il tessuto drammaturgico desiderato dal regista.

  • Architettura scenica
  • Storia dell’edificio teatrale
  • La scatola teatrale
  • Storia dell’arte e della scenografia
  • Tecniche di scenografia
  • Manipolazione e recitazione con gli oggetti
  • Elementi mobili nello spazio
  • Scenografie in movimento: teli, bambù, corde, metallo, cartoni, bidoni
  • Scenografie disegnate, fumettistiche, in volume, in movimento, in trasformazione
  • Il manipolatore e "l'effetto speciale"
  • Creazione della storia e delle ambientazioni fantastiche
  • Il corpo e l'oggetto in relazione poetica
  • Materiali e forme in rapporto al testo o alle dinamiche teatrali
  • Riproduzione del corpo umano: assi, forme e colori
  • La maschera umana con materiali riciclati
  • L'effetto delle luci nell'azione drammatica

ORGANIZZAZIONE DEL SETTORE / PROJECT MANAGEMENT

3° Anno

Trasformare uno spettacolo in un "progetto artistico" significa immaginare collaborazioni, stakeholders e opportunita che quel progetto puo portare a un territorio, un ideale o un pubblico specifico. Per farlo si applicano le fasi di un progetto: pianificazione (definizione obiettivi e attivita), esecuzione (risorse umane ed economiche, attivazione delle attivita pianificate, gestione imprevisti) e chiusura (valutazione dei risultati ottenuti).

LEGISLAZIONE, GESTIONE E DISTRIBUZIONE DELLO SPETTACOLO

- Dall'idea alla realizzazione
- Gestione e distribuzione
- Il C.C.N.L.
- Amministrazione/Budget
- Fundraising e sponsorizzazioni

COMUNICAZIONE E PROMOZIONE DELLO SPETTACOLO

- Marketing dello spettacolo
- Ufficio stampa
- Promozione del settore cultura
- Guerrilla marketing
- Festival nazionali ed internazionali

REGIA E SCENEGGIATURA

3° Anno

Gli allievi si esercitano nella scrittura e messa in scena di poesie, monologhi e narrazioni, fino all'elaborazione di una sceneggiatura, alla scrittura per la regia e alla creazione di spettacoli.
Si affrontano le principali tecniche di regia teatrale e cinematografica, incluso l'uso dello storyboard e del montaggio. Si approfondiscono le tecniche di recitazione dal punto di vista del regista.

  • Scrittura drammaturgica
  • Teoria della regia
  • Storyboard
  • Montaggio
  • Direzione attori
  • Realizzazione di cortometraggi
  • Allestimenti teatrali